Pesante crollo medio degli stipendi, soprattutto quelli più bassi

Pesante crollo medio degli stipendi, soprattutto quelli più bassi: i dati che non sorridono per nulla ai lavoratori.

Lavoratori e non solo stanno affrontando una grave crisi economica e sociale che si protrae ormai da qualche anno, sin dallo scoppio dell’emergenza COVID-19; la pandemia ha portato diversi problemi, a livello sanitario come economici, a cui poi ha conseguito anche lo scoppio della guerra in Ucraina.

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I dati sul crollo degli stipendi (foto: Pixabay) – Newsabruzzo.it

Da mesi, il rialzo dei costi energetici è un problema davvero impellente per tantissimi consumatori, così come anche per il governo; per questo, i dati sembrano non sorridere per nulla ai cittadini italiani, tanto che è stato registrato un pesante crollo degli stipendi destinato a farsi sentire.

La crisi e i salari

Prima la pandemia, poi la crisi energetica hanno frenato la crescita economica di tantissimi paesi, tanto che se il costo della vita in linea generale rimane sempre piuttosto alto, si registra invece un calo delle retribuzioni, con rispettivo aumento della forbice in proporzione. Tra i paesi maggiormente coinvolti e soprattutto colpiti da questo periodo storico c’è soprattutto l’Italia, come sottolinea il  rapporto (segnalato anche dal sito quifinanza.it) dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil); i dati non sono per nulla positivi e non fanno sorridere i cittadini italiani, mentre già in generale il nuovo rapporto denominato L’impatto dell’inflazione e del Covid-19 sui salari e sul potere d’acquisto ha sottolineato come nel mondo i salari, nella prima metà dell’anno, siano diminuiti dello 0,9%, una situazione mai vista in questo secolo.

Crollo dei salari, l’Italia tra i paesi più colpiti

Purtroppo, analizzando il periodo tra il 2008 e il 2022, l’Italia è il paese tra le economie avanzate del G20 ad aver registrato la descrita maggiore, al pari  di Regno Unito e Giappone; lo stipendio sarebbe diminuito di circa il 12%, un dato davvero importante e sicuramente pesante. In questo senso, anche a causa dell’impennata inflazionistica, è sempre più diminuito il potere d’acquisto delle famiglie, andando a colpire in particolare le fasce a medio-basso reddito, aumentando la povertà. Proprio riguardo ai lavoratori (uomini e donne) a bassa retribuzione si è soffermato il rapporto, mettendo in risalto come la crisi causata dalla pandemia e l’inflazione, combinate anche a perdita di lavoro e riduzione degli orari lavorativi durante le prime fasi della pandemia, ha portato la percentuale dei cittadini a bassi salari di un punto percentuale in più, passando dal 9,6% del 2019 al 10,5% del 2020.

Crollati gli stipendi in Italia, specie soprattutto nelle fasce più basse (foto: Pixabay) – Newsabruzzo.it

Mentre le buste paga si sono presentate sempre più impoverite, al contrario il costo della vita è aumentato; come riportato, in Italia a subire maggiormente gli effetti dell’inflazione sono stati prevalentemente beni e i servizi primari. In modo particolare, sono stati colpiti i giovani a basso reddito, anche se è stata registrata una crescita delle  basse retribuzioni anche nella fascia di lavoratori di età compresa tra i 35 e i 50 anni (+1,2%). “Considerando che nel 90% degli Stati membri dell’Oil sono in vigore sistemi di salari minimi  un loro adeguamento potrebbe rappresentare una misura efficace” si legge nel rapporto, come possibile misura d’intervento per fronteggiare questi dati.

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