Lo spreco alimentare è una triste realtà che coinvolge tutti i paesi più sviluppati. Ecco quali sono i peggiori e com’è messa l’Italia
Buttare il cibo ancora buono, comprarne troppo e dimenticarselo in frigorifero lasciandolo scadere o cucinarne un’eccessiva quantità ed essere costretti a metterlo nell’umido sono tutti comportamenti che vanno a peggiorare lo spreco alimentare. Queste cattive abitudini si inseriscono in un sistema produttivo che già di per sé produce tantissimi scarti: i negozi, ad esempio, non possono mettere in vendita prodotti prossimi alla scadenza o preparati in giornata e molto spesso sono costretti da normativa a buttarli, anche se ancora buoni.
Sono però molte le cose che si possono fare per cercare di ridurre lo spreco alimentare e molte riguardano i propri comportamenti e le proprie abitudini. Comprare meno cibo ma più frequentemente, consumarlo tutto prima di andare ad acquistarne altro ed evitare di lasciare scadere gli alimenti sono i tre primi passi da compiere. Ecco nel mondo quali sono i paesi peggiori in questo senso e com’è messa l’Italia.
Ad analizzare questa situazione e il modo in cui si articola nei diversi paesi del mondo è l’Osservatorio Internazionale di Waste Watcher/Spreco Zero. I suoi ricercatori hanno osservato i comportamenti dei cittadini di Giappone, Brasile, Sudafrica, Stati Uniti d’America, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna e Italia e hanno tratto le loro conclusioni.
L’Italia spreca circa 674.2 grammi di cibo pro capite all’anno, con un costo di 9.2 miliardi di euro. A queste quote vanno poi aggiunti i 6.4 miliardi da attribuire agli sprechi di energia per produrre il cibo. I due paesi migliori, invece, sono il Sudafrica e il Giappone: nelle loro case si spreca la metà di quanto invece avviene in Italia. Restando in Europa, il paese più virtuoso è la Francia.
Tra i peggiori, con l’Italia, anche la Germania e il Regno Unito, ma l’ultimo posto assoluto in classifica va agli Stati Uniti, dove lo spreco pro capite di cibo è di 1338 grammi a settimana, risultato che fa molta paura ed impressione. Insomma, in tutto il mondo la situazione non è affatto rosea e c’è da fare ancora molto in merito a questa questione, così importante da un punto di vista etico, economico e ambientale.
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